lunedì 25 maggio 2009

Michele Finizio

Esiste una legalità comunemente e legittimamente associata, come concetto, al rispetto della legge scritta, legata ai codici.
Esiste una legalità comunemente e legittimamente associata, come concetto, al rispetto delle norme morali, dell'etica comune, del buon senso civile. Questa ultima legalità riguarda la normalità dell'impegno di ciascuno nella normalità delle cose comuni.
Questa legalità, nel senso di comportamento corretto, è spesso calpestata. Un impiegato che non fa il suo dovere con diligenza, magari scarsamente competente perché magari facilmente raccomandato, che produce costi immateriali per la pubblica amministrazione, è un esempio di illegalità.
Un imprenditore che non si preoccupa della sua azienda, ma soltanto del suo conto in banca, un insegnante che se la cava alla meglio nell’attesa che suoni la campanella, sono esempi di illegalità.
Un politico che pensa all'incasso immediato del consenso anziché al futuro del suo territorio, un politico che continua a raccomandare l'amico dell'amico, un politico impegnato a salvaguardare se stesso nelle sue postazioni, sono esempi di illegalità. Un padre di famiglia che paga una somma di denaro per ottenere un’efficace raccomandazione per il proprio figlio, è un esempio di illegalità. Distribuire consulenze a destra e a manca per saldare debiti elettorali è un esempio di illegalità .
Decidere che il dirigente di un ufficio lo faccia tizio anziché caio per meriti elettorali, o per appartenenza di partito, a prescindere dalle reali competenze, è un esempio di illegalità .
Un politico non informato, incompetente, che continua ad arrangiarsi dispensando favori spacciati per "aiuti alla povera gente" è un esempio di illegalità. Non fare bene il proprio lavoro e prendere la retribuzione comunque e in ogni caso, è un esempio di illegalità.
E' tutto questo che deve finire. Deve finire la mortificazione delle energie vere del territorio. Deve finire la tortura delle libertà di iniziativa. Deve spezzarsi quel circolo vizioso che parte dalla debolezza del tessuto civile per alimentare la forza delle oligarchie che mantengono debole il tessuto civile.
Deve finire la mattanza di fiducia che ogni giorno fa nuove vittime. Giovani che scappano, imprenditori che si scoraggiano, cittadini che fuggono dalla politica e dalla partecipazione. Ecco, di questo bisognerebbe occuparsi con maggiore attenzione: dell’illegalità legale.
Raramente chiamata malcostume.
Tutta questa illegalità, per così dire marginale, fondamentalmente legale, fondamentalmente sentimento comune, fondamentalmente "così fanno tutti", circola alla chetichella. Se ne parla nei caffè, si consuma in famiglia, negli uffici, ovunque. La difesa, con ogni mezzo possibile (e legale) dei propri interessi di parte, individuali, di consorteria, di bottega, a danno degli interessi generali, è pratica comune, eppure è legale perché legalmente possibile. Quindi esiste un problema di coscienza, di coscienza civile che pervade tutte le sfere della società lucana. La sfera economica, la sfera politica, la sfera della cultura e dell’università'.
Esistono dei codici, non scritti, a cui alcune sfere della società fanno riferimento.
Codici di comportamento che hanno generato nel tempo atteggiamenti naturali, scontati, eppure illegali sul piano del buon senso civile. Inserire alcuni raccomandati in un corso di formazione è un comportamento corretto ed etico. Corretto perché è normale che se uso denaro pubblico per fare formazione devo inserire persone segnalate da chi quel danaro pubblico lo gestisce. E’ etico perché sempre di povera gente si tratta, lo si fa per aiutare la povera gente.
Quanta illegalità si consuma in nome della povera gente. Quanti diritti sono spacciati per favori, sempre per aiutare il povero cristo, si intende.
Aiutare un poveretto è etico, già…molto etico. Millantare credito è tattica, promettere favori è un impegno.
Qui, l’unica cosa legale è l’ora.

m.f. La Nuova del Sud 2008