martedì 17 febbraio 2009

Sardegna Addio

ascoltate fino alla fine.......................







Riflessioni sui risultati della sardegna oggi alle 12.25
Ha vinto di nuovo Berlusconi e non certo il suo rappresentante Cappellacci. Sono delusa profondamente perchè pensavo che i sardi fossero diversi, orgogliosi della lora terra al punto da salvaguardarla e da difenderla da scempi di varia natura edilizi e non. Hanno commentato che Soru ha perso perchè c'era una crisi economica in atto in Sardegna e lui non ha saputo porvi riparo, ma ricordo ai signori che hanno commentato così che al governo c'è Berlusconi e non Soru.
Concludo solo dicendo che ha perso di nuovo chi credeva nella democrazia, nell'onestà,nella libertà e soprattutto nella dignità.

ore 12,21
Tania Scavolini


Ivan Perriera alle 12.51 del 17 febbraio

Cara Tania, quello che trovo sconvolgente (a prescindere che questo succeda da destra o da sinistra) che un Presidente del Consiglio faccia la campagna elettorale a favore di un candidato e, ancora di più, che lo faccia con il suo nome sul simbolo.
E' preoccupante che nessuno abbia bloccare questa anomalia. Il Presidente del Consiglio è (o dovrebbe) essere il Presidente del Consiglio di tutti e, una volta accettata la carica istituzionale non dovrebbe poter fare campagna elettorale.
Evidentemente non c'è una Legge in tal senso.
I sardi, come la maggioranza degli italiani, subiscono il "fascino" del potere non accorgendosi delle gravi violazioni che si stanno facendo alla democrazia.
Ci sono dittatori che utilizzano le forze militari per un colpo di stato, ce ne sono altri che lo fanno alterando le Leggi. Spero che non sia questo il caso.
Spero che, almeno, la Corte dei Conti controlli se i tanti viaggi in Sardegna li abbia pagati il PDL o il Popolo Italiano, di destra e di sinista

Massimo Bernardi alle 12.53 del 17 febbraio

Sante parole...stamattina ero uno straccio perchè anch'io che ho profonda stima dei sardi pensavo che premiassero una persona seria come Soru (peraltro loro conterraneo) e non un pupazzo di carta come il figlio del commercialista del nano...incredibile, c'è da chiedersi come riusceremo mai a toglierlo di mezzo !

Tania Scavolini
si trovo scandaloso che un presidente del consiglio abbia potuto partecipare a questa campagna praticamente i n prima persona...se avesse messo il suo maggiordomo come candidato avrebbe vinto pure quello... speriamo davvero che abbia utilizzato i suoi di soldi e nn i ns sarebbe ancora più beffardo...sono molto preoccupata specie proprio x tutti ... questi decreti legislativi che spuntano come funghi x accelerare e attuare progetti che sono solo a loro vantaggio e nn nostro...come si chiama questa se nn dittatura? forse siamo molto vicini....
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Silvio chiama il piatto in Sardegna e innesca un terremoto a Roma
Martedí 17.02.2009 09:31
di Angelo Maria Perrino


Trionfo del centrodestra in Sardegna. Tutti i risultati
Svanisce il sogno del Berlusconi di sinistra. Renato Soru chiude la sua esperienza di presidente della Sardegna e probabilmente la sua carriera politica. Il lievito dei fiancheggiatori, da Francesco Cossiga, che ha scommesso sulla sua sardità, a Carlo De Benedetti, che ha schierato il suo gruppo editoriale e il suo fondo d'investimento a sostegno della fallimentare Tiscali (ma ha disinvestito subito) e di un ipotetico nuovo leader nazionale che, conquistata l'isola di Gramsci e Berlinguer, marciasse su Roma detronizzando Walter Veltroni e conquistando il Pd, non ha fatto crescere neanche di un centesimo le chance del bocconiano di Sanluri, imprenditore e manager in ginocchio e politico acerbo, incerto e perdente sin dal suo nascere (tanto che è stato affondato anche dal voto disgiunto di amici di schieramento che hanno votato l'avversario).

Né è servito a Soru, l'ambientalista, il modernizzatore, "incantatore di serpenti", come lo ha definito Berlusconi, comprarsi l'Unità, se non per acquisire un house organ in campagna elettorale, che peraltro ha accentuato l'evidenza del suo conflitto di interessi e ha fornito a osservatori inzighini come il grandissimo Giampaolo Pansa argomenti acidissimi per inzuppare la penna velenosa con del fuoco amico quanto mai neghittoso.

E doveva essere tutt'altro che forte la corazzata Tiscali, se al premier e alla sua coalizione (che ha conquistato un lusinghiero 57 per cento contro il 38 del centrosinistra) è bastato il figlio del suo commercialista per aggiudicarsi il piatto, diventare il vero governatore della Sardegna e fare di villa Certosa il quartier generale della regione più massona e più bella d'Italia.

Vince il signor Ugo Cappellacci, che ricorda certi notai di Mike Buongiorno. E vince il suo spin doctor Gavino Sanna, il grande pubblicitario inventore del Mulino Bianco e dei rigatoni Barilla e del linguaggio della famiglia felice e dei buoni sentimenti, quelli che hanno convinto i sardi. Delusi dalla politica dei troppi no che hanno caratterizzato la tempestosa gestione della Regione da parte del Governatore provider: la tassa sul lusso, la cui riscossione costava di più dei ricavi prodotti, la tassa sulle seconde case degli immigrati, il blocco del credito all'agricoltura, il blocco della formazione professionale... Niente da fare, Soru out.

Un successo inaspettato, quello di Cappellacci e soprattutto di Silvio Berlusconi, su cui nessuno avrebbe scommesso un cent. Che si unisce a quello d'Abruzzo e a quello di Roma. Il Pdl, nell'isola dei pastori e della Costa Smeralda, della bottarga, del cannonau, del pecorino, del vermentino, del pane carasau e delle basi militari, ha superato il 30 per cento, a danno di un Pd rimasto sotto un misero 25.

Ne scaturirà un terremoto politico nazionale. E nulla sarà come prima. Nel centrodestra verranno messe a tacere le poche voci critiche nei confronti della leadership del Cavaliere, dando il viatico più robusto al definitivo varo della fusione An-Forza Italia. L'Udc, che ha avuto un grande successo schierandosi con il Pdl, verrà attratto ulteriormente nell'orbita del centrodestra. E a sinistra si avvertono i prodromi di un disfacimento, che però forse sarà una lenta e suicida implosione per un progetto Pd che non è riuscito a decollare e ora con le sue contraddizioni si abbatte sulla testa dell'incolpevole Walter Veltroni, catapultatosi con generosità (ma senza il necessario pugno di ferro) al vertice di un partito che non c'è, né nei programmi, né negli uomini, né nei valori, stretto tra cacicchi locali resistenti e vertici nazionali divisi tra di loro e privi di autorevolezza e legittimazione.