martedì 17 febbraio 2009

ALLA FACCIA DEI BRONZI


Proseguono le polemiche sulla possibilità che i guerrieri possano essere trasferiti in Sardegna per il G8

REGGIO CALABRIA.
Si mobilitano su Facebook, con uno specifico appello, i contrari alla proposta del Governo di portare i Bronzi di Riace a La Maddalena, nel prossimo mese di luglio, in occasione del G8.
“Per Berlusconi - si afferma nell’appello - i Bronzi di Riace sono una fissa. Già al G8 di Genova voleva clonarli per portarli lì.
Poi la cosa non gli riuscì grazie ad una vasta mobilitazione in Calabria che costrinse l’allora presidente della Regione, Chiaravalloti, a dire di no. Adesso ci riprova e vorrebbe spostare i Bronzi, in originale, e portarli a La Maddalena per il prossimo G8”. “Berlusconi - si aggiunge - ancora non ha capito che i Bronzi non sono dei giocattoli da far vedere come se fossero semplici oggetti.

Se vuole fare vedere i Bronzi ai Capi di Stato del G8, affitti degli elicotteri e li porti a Reggio Calabria.

Giù le mani dai Bronzi di Riace. Facciamo sentire la nostra voce che giunga anche all’orecchio del governatore della Calabria, Loiero”.

All’appello su Facebook hanno aderito, al momento, oltre 4.250 persone. Intanto un indirizzo di posta elettronica, “giulemanidaibronzi@gmail.com”, ed un sondaggio sul proprio sito. Sono le iniziative assunte dalla Cgil di Reggio Calabria contro la proposta del Governo di portare i Bronzi di Riace a La Maddalena in occasione del G8. A renderlo noto è il segretario generale della Cgil reggina, Francesco Alì, che giovedì scorso aveva reso noto per primo il proposito del Governo esprimendo subito la sua contrarietà all’iniziativa.

“Tecnici ed esperti - si afferma nella domanda alla quale nel sondaggio la Cgil reggina chiede una risposta - evidenziano la fragilità della struttura dei Bronzi di Riace, negandone il trasferimento. La Cgil reggina ha scoperto e denunciato il disegno di Berlusconi di portare le statue in Sardegna in occasione del prossimo G8. Sei favorevole o contrario al trasferimento?”.

“Il sindaco di Reggio, Scopelliti - afferma Alì in una nota - ha già fatto sapere che se la città è contraria, i Bronzi non saranno trasferiti. In ogni caso, al di là della volontà della città, rimane in piedi la questione della fragilità dei Bronzi. Nessuno strumento, anche supertecnologico, può eliminare al cento per cento il rischio di danneggiamento”. “I Bronzi di Riace esposti durante il G8 che si terrà nel mese di luglio alla Maddalena? Faccio fatica a comprendere questo atteggiamento di eccessivo campanilismo e di estremo provincialismo dinanzi alla possibilità di esibire, a tutto il mondo, dei capolavori ellenici che necessitano di un rilancio dell’immagine”.

Lo afferma il consigliere regionale, nonché presidente della Commissione Affari dell’Unione europea e relazioni con l’estero, Bruno Censore (Pd), intervenendo sulla vicenda che ha visto amministratori locali, insigni studiosi e diverse altre figure opporsi con veemenza al trasferimento dei Bronzi in Sardegna.
“L’esposizione dei Bronzi di Riace durante i lavori del G8, il vertice dei capi di Governo dei paesi più industrializzati che si terrà nel mese di luglio in Sardegna, rappresenta un’occasione quasi unica per la Calabria e per la valorizzazione e la promozione delle proprie opere d’arte”. “La cosa più importante è accertarsi che lo spostamento dei Bronzi non provochi conseguenze.

Ma oggi come ieri - aggiunge il presidente della Commissione Affari dell’Unione europea e relazioni con l’estero - numerosi capolavori d’arte viaggiano per il mondo sponsorizzando così i luoghi di appartenenza. Invece, il rischio concreto è che un approccio conservatore o una pregiudiziale incomprensibile inficino questa occasione, una vetrina prestigiosa qual è quella del G8 che credo non si possa rifiutare: nessuna opera d’arte di tutto il mondo potrebbe vantare un simile lancio e poi i Bronzi di Riace, spesso dimenticati e poco valorizzati, necessitano di un rilancio dell’immagine”.
“È semplicemente allucinante la disputa che si è aperta sui Bronzi di Riace. Mentre la Calabria è in piena emergenza ambientale, isolata dal resto d’Italia, la nostra classe politica non trova di meglio che discutere se concedere o meno i Bronzi al prossimo G8. Invece di chiedere con forza al governo Berlusconi un intervento di emergenza per la Calabria e una maggiore attenzione alla nostra regione apriamo una discussione assurda se possiamo o meno prestare i Bronzi. Dimostriamo ancora una volta di avere una classe dirigente subalterna e un mondo culturale provinciale”. Lo afferma, in una nota, Pino Tassi, coordinatore regionale di Sinistra Democratica.
“Siamo d’accordo - afferma - a non avere un approccio ideologico alla questione. Ma chi è quella mente perversa che può pensare di concedere in prestito i Bronzi nel mese di luglio in piena stagione estiva e poi mandarli in esposizione alla Maddalena, in Sardegna, nostra concorrente sul mercato delle vacanze estive. Pensare ciò è veramente “tafazziano” e volere fare male alla nostra regione e al nostro turismo. Il Presidente Berlusconi vuole far vedere i Bronzi agli altri capi di Stato? Bene. Li porti per un giorno in Calabria e saremo lieti di accoglierli con la nostra innata ospitalità. Vuole portare i Bronzi all’estero per qualche esposizione di grande rilievo? Bene.

Lo faccia nei mesi invernali e dica chiaramente quali sono i ritorni economici e culturali per la nostra regione.

Accettare di mandare i Bronzi al G8 nel mese di luglio - conclude - è voler fare male al nostro turismo e ai nostri operatori turistici”.

“Se per il Vicepresidente della Giunta regionale le due statue possono anche andare in giro per il mondo, fatta salva la sicurezza, a questo punto, considerata l’autorevolezza della fonte istituzionale, sarebbe utile conoscere l’opinione dell’Assessore al Turismo e magari dell’intera Giunta regionale”.
Lo dichiara il vicepresidente del Consiglio regionale Antonio Borrello (Pd).

“Mandare in giro i Bronzi - aggiunge - non è certo uno scandalo, ma occorre tener conto, in primo luogo dell’opinione dei calabresi e soprattutto del fatto che, questa volta, i Bronzi viaggerebbero a luglio.
Ossia quando, com’è noto, anche in Calabria è estate e si è, o si dovrebbe essere, nel pieno della stagione turistica quest’anno anticipata da un’imponente campagna pubblicitaria apparsa persino sui celeberrimi taxi londinesi.

Ci vuole anche un pò di coerenza nelle scelte che si compiono. Da un lato, - prosegue - si effettua un investimento pubblicitario per richiamare turisti grazie al mitico Ringhio, ma poi, quando i turisti verranno in Calabria e chiederanno di vedere i Bronzi, tra l’altro protagonisti dello spot televisivo, cosa rispondiamo? Li sorprendiamo dicendo loro che le due statue greche sono in missione in Sardegna e che da noi possono vederli solo nei depliants?”.


“Sono favorevole ai “Bronzi di Riace” alla Maddalena per il G8. Berlusconi ha ragione”. È quanto afferma Nino Foti, deputato Pdl eletto in Calabria, che si dice d’accordo poichè “si tratta di un’opportunità storica per porre in bella mostra davanti agli occhi di tutto il mondo i Bronzi di Riace, autentici testimonial d’eccezione di quella che fu la grande tradizione culturale magno greca, vera culla della civiltà occidentale.

Questa volta i media internazionali potranno parlare bene di questa parte di Mezzogiorno d’Italia che è capace di non esportare nel Mondo solo criminalità organizzata, malaffare e fatti delittuosi.

In tanti anni da presidente dell’associazione internazionale Magna Grecia, organizzazione che ha lo scopo proprio di diffondere in giro per il Mondo la cultura e la storia di quella che fu la Magna Grecia presso le numerosissime comunità di origini italiana, mi è capitato spesso di sentire quanto forte sia il desiderio da parte di tutti di ammirare questi nostri capolavori”.(16-02-09)


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SE LO DICE FELTRI

Ci riprovano, ci riprovano sempre, a mettere le mani su tutto. I Colaninno, i Tronchetti Provera, con l'intermezzo reiterato di Franco Bernabé e il supporto di quell'alto consulente per tutte le stagioni che si chiama Angelo Rovati.
Stiamo parlando di tutti gli uomini che hanno avuto nelle mani la Telecom, ex società pubblica monopolista della rete di telefonia e telecomunicazioni, e le sue affiliate come il canale televisivo La7 o l'agenzia di stampa Apcom .
Riprovano a fare affari e sodalizi e combines e patti segreti con Silvio Berlusconi.
Con il Cavaliere che spadroneggia a 360 gradi nella duplice veste di premier del governo di centrodestra, cioè sul versante pubblico, e di imprenditore-dominatore che tiene saldamente in pugno, sul versante privato - altro che blind trust - l'impero Finivest-Mediaset, seppure per mezzo dei figli e del fedele Confalonieri.
Impero che controlla a sua volta il potere e gestisce il giro del fumo del business radiotelevisivo e tutto quello che gli ruota intorno, a cominciare dalla ricca e pressoché esclusiva raccolta pubblicitaria, per il mezzo di quella Publitalia "inventata" - come i Circoli della Libertà, come gli "azzurrini" - da Marcello Dell'Utri.
Controllo esercitato ormai da un ventennio, dai tempi dell'amico Craxi, dai tempi della legge Mammì, dallo sdoganamento dell'etere attraverso il finto duopolio condiviso con la rete pubblica della Rai-Radiotelevisione italiana.
Giustamente ieri Libero , giornale diretto da Vittorio Feltri solitamente e direttamente bene informato delle iniziative e delle intenzioni dell'uomo di Arcore, titolava a piena pagina, non senza toni trionfali e confidenziali: «L'impero si allarga, Silvio fa una nuova tv. Mediaset, Rai e Telecom si mettono insieme per creare da giugno un'emittente satellitare alternativa a Sky».
La notizia arriva dritta dritta al cuore della questione, ad opera nientedimenoche di un editoriale del suo stesso direttore.
Scrive Feltri, e c'è da prenderlo molto sul serio: «Se ne parla ancora poco, ma il progetto va avanti veloce: a giugno nascerà una nuova televisione destinata ad inasprire la concorrenza a Sky» (!?).
«La battaglia si fa dura; così dura - sostiene Feltri - che Mediaset e Rai, dopo anni di polemiche e dispetti reciproci, si alleano (udite, udite) contro il nemico comune, quel Murdoch che con i suoi canali satellitari a pagamento costringe i propri competitor a darsi una brusca svegliata».
E precisa l'informatissimo direttore, che mica ci metterebbe la firma sua sotto un pezzo di cui non fosse più che sicuro al mille per cento: «Rai e Mediaset avranno un socio di minoranza di grande prestigio: Telecom, ansiosa di arricchire il business dei telefoni fissi (in disarmo per effetto del cellulare entrato in qualsiasi tasca) con qualcosa che regga in futuro».
La conferma che l'affare è in fase di approdo arriva da un altro house organ autorevole come il confindustriale Sole 24 Ore .
Il quotidiano economico affronta la questione con una lunga e articolata intervista di Paolo Modron al consulente dell'operazione Angelo Rovati, consulente anche dei banchieri Rotschield, ex consigliere economico nel governo Prodi, costretto a dimettersi da quel ruolo per le indiscrezioni circa il passaggio per le sue mani delle slide di Marco Tronchetti Provera destinate a Romano Prodi sul piano di scorporo e di ristrutturazione della Telecom che prevedeva, tra l'altro, la "rinazionalizzazione" della rete fissa, cioè della parte più obsoleta dell'intero colosso tecnologico, ad alto costo di manutenzione e a bassissimo ritorno economico (come l'azienda di impianti di rete Sirti, dismessa; come l'impresa che faceva centraline telefoniche Italtel, moribonda; come la società di servizi informatici Finsiel, sparita) da restituire alla mano dello Stato con grande ri-esborso del pubblico denaro.
Il progetto venne svelato con gran disdoro e rimbombo di grancasse contro il governo di centrosinistra. Un altro flop sul fronte delle politiche industriali di quel Prodi che pure fu una delle "punte di diamante" del capitalismo pubblico, quando era presidente dell'Iri (senza dimenticare la vicenda Sme o la cessione dell'Alfa Romeo). Uno scandalo che costrinse Rovati a uscire da Palazzo Chigi dalla porta di servizio.
Adesso pare essere rientrato come consulente della nuova operazione che porterà alla nascita di un nuovo soggetto, per nulla diverso dal già esistente monopolio di fatto per il controllo di tutto ciò che viene trasmesso attraverso la rete: via etere, dal satellite, in digitale, via adsl, in fibra ottica, sul doppino telefonico, e chi più ne ha più ne metta.
Con tanti saluti alla molteplicità dell'offerta, all'allargamento dei soggetti in gioco, alla tutela della concorrenza, all'eterogeneità dei palinsenti, eccetera eccetera.
E con, invece, un'unica grande mano, un unico "grande fratello" nel senso proprio orwelliano, dove uno controlla tutti, che è l'esatto opposto del grande fratello televisivo, dove tutti possono vedere le stronzate di quattro sfigati.
Uno che controllerà tutto quello che viene trasmesso, prodotto, venduto, intercettato. Ops! Intercettato? Eh, sì! va detto. Perché i tabulati, e molto probabilmente i file da cui sono usciti, con o senza i Tavaroli di turno, sono lì, annidati da qualche parte nei gangli profondi del sistema di elaborazione dati della Telecom.
E se una joint venture , o peggio ancora una vera e propria società appositamente costituita, formalmente per la gestione delle telecomunicazioni e delle trasmissioni satellitari, è l'unica detentrice o finisce per essere quella che tiene assieme tutti i pezzi, prima o poi spunterà un servitore infedele dello Stato (privatizzato in questo caso), o dei servizi o di un nuovo sistema latente di controllo dei cittadini, che se ne servirà, con un padrone - un unico padrone - che saprà che farsene.
Ritorniamo a Libero e all'editoriale di Vittorio Feltri, che scrive: «Ora si tratterà di vedere se la nascente società sarà accettata con spirito di rassegnazione dalla sinistra, da sempre impegnata - con le chiacchiere - a brandire il conflitto di interessi contro il Cavaliere, o se costituirà un altro motivo di attrito con l'odiato avversario... Sta di fatto che nel medagliere del premier si aggiungerà la comproprietà di un'altra emittente».
Se lo dice Feltri: non si può che credergli, prendere buona nota e, soprattutto, stare con gli occhi aperti e le orecchie allertate; perché la balla della tutela dei cittadini dalle intercettazioni riguarda solo la magistratura, mica la Telecom.
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