E la satira rinasce On Line
9 giugno 2009 - Saro vizzini
Fonte: http://www.cultur-e.it/blog/analisi/societa/e-la-satira-rinasce-on-line/
Da fine gennaio l’Italia non ha più un giornale satirico a tiratura nazionale. Di sicuro non è il principale problema di questo Paese. Ma è un fatto che può far riflettere. Potrebbe essere il segnale di una società che non sa più sorridere sui potenti. Una componente del carattere nazionale che esiste da millenni e che sembra venire meno proprio quando i mezzi di comunicazione stanno conoscendo la massima diffusione e varietà. E se invece la satira su carta – vessata dalle leggi di mercato e dalla censura - stesse soltanto anticipando un fenomeno che investe i media tradizionali: la migrazione on line?
Sul piano storico, la conferma che la satira non è mai morta è arrivata dalla mostra tenuta lo scorso mese di ottobre alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma: “L’altra storia 1848-1948. Un secolo di stampa satirica italiana. Dallo Statuto Albertino alla Costituzione repubblicana”. Impressionante il numero delle pubblicazioni satiriche nel periodo preso in considerazione: 55 solo nel 1848, tra cui L’Arlecchino di Napoli (il più antico d’Italia) e Il Fischietto di Torino, ispirato da Cavour. Già nel 1861 si arriva a quota 70 e addirittura 450 tra il 1862 e 1915. Per scendere a 200 dal 1919 al 1948.
Persino sotto il fascismo, dunque, si potevano trovare in edicola giornali umoristici, pubblicazioni dove si cimentavano autori come Federico Fellini (sul Marc’Aurelio) o Giovannino Guareschi (il Bertoldo). Certo non è che facessero apertamente satira politica, ma erano divertenti. E chi ha vissuto in quegli anni difficili li ricorda ancora con affetto.
Dalle macerie del Bertoldo e della guerra nasceva nel 1945 (per chiudere nel 1961) il settimanale satirico Candido, diretto da Guareschi e frequentato da autori come Indro Montanelli, Leo Longanesi, Walter Molino e Oreste Del Buono. Proprio quest’ultimo, dal 1972 all’81 sarà il direttore di Linus, il mensile nato nel 1965 e tutt’ora in edicola e in Rete (con un blog). Un periodo di grande fermento satirico, gli anni ’70. Compare Giorgio Forattini e sul finire del decennio (1977-1982) inizia la breve ma intensa e spassosa stagione de Il Male, con Angese, Vincino, Vauro, Jacopo Fo e Cinzia Leone, tra gli altri.
Gli anni ’80 sono dominati da Forattini e con la Repubblica la vignetta satirica conquista la prima pagina dei quotidiani. Nel 1989 Michele Serra inventa Cuore, prima come inserto de L’Unità e poi, dal ’91, come pubblicazione autonoma che chiude i battenti nel 1996. Ma il lento declino della stampa satirica è già iniziato. Gli ultimi due episodi riguardano Paparazzin, l’inserto di Liberazione ritirato a fine 2008 ed Emme, le pagine satiriche de L’Unità chiuse quest’anno a fine gennaio. Dove sono finiti i veterani della satira e i giovani vignettisti rampanti? Sul Web.
Simbolo attuale della transizione è proprio Paparazzin, dalle cui ceneri è nato da poco in Rete MAMMA!, con un sottotitolo che è tutto un programma: “Se ci leggi è giornalismo, se ci quereli è satira”. Sia loro che tutti gli altri incontrati su Internet potete giudicarli da soli. Perché alla fine a decretare il successo o il tramonto del “satiro” è sempre e soltanto il pubblico.
www.insertosatirico.com
http://www.scomunicazione.it/m/index.html
http://www.spinoza.it/
www.galantara.it
http://maurobiani.splinder.com/
http://www.sergiostaino.it/
http://ilquotidianodellasatira.blogspot.com/
Infine, l’autoironia del ministro Brunetta:http://www.innovazionepa.it/concorso_vignette/
Il maxi emendamento che cambierà l’informazione in Rete.
Giu 9th, 2009
by admin.
L’Ansa battuta qualche minuto fa a proposito della fiducia che il Governo chiederà sul Maxi-emendamento in materia di intercettazioni ha un significato sinistro e preoccupante per la Rete: il testo maxi-emendato, infatti, introduce nel nostro Ordinamento l’obbligo di rettifica entro 48 ore a pena di una sazione pecuniaria tra i 15 ed i 25 milioni di vecchie lire per tutti i titolari di “siti informatici”.
Ho già detto molto, se non tutto, qui e qui a proposito della questione e, per non ripetermi (troppo) credo debba solo aggiungere che il Governo sta mostrando, una volta di più, di non conoscere la Rete ma di temerla incredibilmente almeno fin tanto che sarà diversa da una televisione…
Il maxi-emendamento rischia di cambiare molto nelle dinamiche dell’informazione in Rete ed è un inutile sacrificio della libertà di espressione che comprimerà i diritti di molti senza arrecare alcun vantaggio neppure a pochi.
Parliamone, parliamone, parliamone…