giovedì 11 giugno 2009

fuori tempo massimo?

Una nuova avventura per Rivoluzione Italiana: mi hanno proposto di resistere con voi al tentativo berlusconiano di impossesarsi del marchio del Partito Liberale, quello di Einaudi e Malagodi, per farne un trofeo da appendere sul caminetto di Berlusconi.
Lo scopo è ovvio: impedire che rinasca un partito, l’unico che abbia il potere di offrire un porto sicuro a tutti i liberi e liberali italiani delusi e anzi infuriati per la maggiordomocrazia e la mignottocrazia.
Tutto è nato ieri, ma i tempi sono stretti.
Il 20 febbraio ci sarò il Congresso e occorre presentarsi in massa. Rivoluzione Italiana è il nuovo piccolo ormeggio della democrazia liberale e vi prego di aderire e dare il vostro contributo intelligente e patriottico, come sempre.

ECCO che cosa bolle in pentola.
Sta per svolgersi a febbraio il Congresso del Partito Liberale Italiano, quello di Einaudi e di Malagodi, che non è mai morto e che è rimasto ibernato.
Il marchio prestigioso esiste e si è formata su questo partito una nuova attesa.
Vi dico subito che mi interessa e mi interessa perché sta accadendo un fatto nuovo che mi inquieta. Di che cosa si tratta?

Due vecchi amici, Arturo Diaconale e Marco Taradash, il primo direttore de l’Opinione e il secondo un valoroso ex deputato radicale di eccellenti qualità, sembra che abbiano purtroppo ricevuto l’imput da Silvio Berlusconi di entrare nel PLI, legarlo, imbavagliarlo e portarne la testa per il muro dei trofei sopra la scrivania di Berlusconi.

Del resto, perché due uomini certamente di grandi qualità e totalmente berlusconiani sarebbero stati inviati con la benedizione del capo ad entrare in un partito che non è il loro?

La ragione è ovvia: si tratta di compiere quell’operazione che i vecchi trotskisti chiamavano “entrismo”: si entra in un altro partito e se ne cattura la maggioranza, se ne determina la linea politica, lo si anestetizzza, lo si uccide e se ne fa un gatto impagliato.
In questo modo non si rischia più che possa mordere e predare sulla scena politica, facendo valere i suoi valori, la sua storia e la sua identità.

Quale il senso politico di una tale “mission impossible”?
Ovvio: impedire che il PLI rinasca come forza autonoma e che possa dare fastidio al nuovo Frankestein “Forza Italia/PDL” fornendo agli italiani liberali e delusi il prodotto originario: e cioè il Partito Liberale Italiano, la più antica e gloriosa bandiera politica insieme a quella del vecchio partito socialista di Treves, Turati e Matteottti.

Del resto, se il PLI non avesse valore e non costituisse una minaccia, perchè questo interesse?

Qualcuno di voi già griderà: ma basta ! abbiamo fatto tanto per sgomberare la strada della politica togliendo di mezzo partitini e partitucoli, e adesso ricominciamo con il Partito liberale?

Dico subito che il mio modello di politica e di coalizione è quella del GOP, Grand Old Party, ovvero il Partito repubblicano americano che, come è noto, non è un partito, ma una coalizione, una costellazione di partiti, movimenti, fondazioni, lobby, blogs.
In un tale tipo di coalizione un giovane e scattante Partito liberale ci sta benissimo e può raccogliere e rivitalizzare tutto ciò che il berlusconismo illiberale ha ammazzato.

Berlusconi in questi giorni ha piu' volte indicato la democrazia liberale e i suoi strumenti - Costituzione, Parlamento - come impacci, impicci, fastidi: i famosi “lacci e lacciuoli” di cui ha sempre parlato con fastidio e insofferenza.

Ora, io non avrei pensato a una cosa del genere se non ci trovassimo di fronte a questa iniziativa berlusconiana: Taradash e Diaconale si sono candidati - loro che sono belusconiani puri del PDL - come presidente e segretario del Partito liberale.

Perché? Perché quel partito costituisce l’unico marchio di una identità libera, storica, risorgimentale, onesta e laica che poss potenzialmente far ombra a quel che resta di Forza Italia negli scogli della difficile fusione con AN.

Tutti i liberali italiani che avevano creduto in una rivoluzione “liberale” berlusconiana, me per primo, sono delusi e anzi amareggiati.

Invece di una rivoluzione liberale hanno avuto una presa di potere del berlusconismo centrato sui suoi soli due cardini: mignottocrazia (non necessariamente e non soltanto sessuale, ma anche) e “maggiordomocrazia”: il potere redistribuito fra famigli, segretarie, avvocati di casa, cuochi, giardinieri, cerusichi, maggiordomi ed autisti.

Ieri abbiamo dato l’annuncio dle progetto di legge per le primarie obbligatorie affinché il popolo scelga i suoi candidati e non si ritrovi i soliti noti scelti dal Palazzo.

Ricevo telefonate da tutta Italia di gente che non ne può più e che chiede un diverso sbocco per alloggiare i loro ideali.

Ebbene, accade ora un fatto nuovo maturato nelle ultime ore: gli amici del Partito Liberale mi chiedono se sono disposto a combattere con loro una battaglia per resistere a questa invasione e tentativo di rapimento e mettere in salvo il partito liberale.

Io ho risposto che ci penserò, ma sono già favorevole: i tempi però sono stretti e propendo per il sì. Il tutto è avvenuto ieri nel corso di conversazioni politiche di cui adesso non posso dare i dattagli.

Ho posto come condizione quella di poter portare nel Partito liberale il marchio e gli iscritti che lo desiderassero di Rivoluzione Italiana.

A questo punto mi rivolgo a tutti voi.

Chi ci sta lo dica. chi non ci sta, idem.

Il piano è quello di riportare in vita il PLI, presentarlo alle Europee dove avrebbe ottime probabilità se non la sicurezza di fare almeno un deputato.

Ma piu' che altro si tratterebbe di mettere in salvo la Tortuga delle donne e degli uomini liberi e fornir loro vascelli, armi democratiche e rivoluzionarie, speranza e bandiera.

In Parlamento si potrebbe pensare già di costituire un punto di raccordo per dare vita e spazio al dissenso in tutte le case, dal PDL al PD e riaprire la stagione abortita nel 1992 ai tempi dei referendari.
Vi dico anche che sono in costante contatto con Mario Segni e con i referendari.

Molto si muove e noi siamo sulla prora di un vascello agile, moderno, scattante, pieno di gente ribelle e dunque libera.

Una nuova pagina della Rivoluzione Italiana sta per aprirsi.

Chi ci sta, si prepari ad aderire, come membro di Rivoluzione Italiana, iscrivendosi al nuovo partito liberale entro la prima decade di febbraio.

Questo ci potrebbe permettere di presentarci in forze al congresso del nuovo partito che si terrà intorno al 20 febbraio.

E’ una nuova grande avventura nata per caso ma anche nata grazie alla stima di cui godiamo e del fatto che questo nostro piccolo porto di mare è diventato ormai un ormeggio della democrazia.

Paolo Guzzanti (tratto da www.paologuzzanti.it>