venerdì 9 gennaio 2009

gli occhi di Napolitano

Lo scorso 19 gennaio, un provvedimento della sezione disciplinare del Csm ha punito draconianamente il procuratore capo di Salerno Luigi Apicella e due suoi sostituti, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Il primo è stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio; gli altri due non potranno più svolgere la funzione di magistrati d'accusa.

La loro colpa è essenzialmente quella di aver tentato di perseguire i protagonisti una clamorosa truffa ai danni dello Stato e i loro potenti protettori più o meno occulti, dopo aver ereditato le inchieste avviate a Catanzaro dal pm Luigi de Magistris.

La stessa sezione dell’organo di autocontrollo della magistratura – sempre all’unanimità (e cioè, col voto favorevole sia dei membri del centro destra, che di quelli di sinistra) - non ha emesso invece alcuna sanzione nei riguardi di coloro i quali quell’inchiesta avevano provato in tutti i modi ad affossarla (forse anche perché l’ex procuratore capo di Catanzaro era addirittura il patrigno di uno dei principali inquisiti) ed avevano reagito controindagando i loro colleghi di Salerno senza averne la competenza territoriale.

E’ il caso di sottolineare, infatti, che mentre la Procura campana, oltre ad essere titolare del fascicolo, era istituzionalmente legittimata ad indagare anche sui reati eventualmente compiuti dai magistrati catanzaresi, questi ultimi non avevano la stessa facoltà.

Orbene, anche solo tale circostanza - non volendo considerare tutte le altre macroscopiche omissioni o violazioni già suffragate anche da un organismo terzo come il Tribunale del Riesame di Salerno - risulterebbe anche agli occhi di un profano più che sufficiente per giustificare un severo provvedimento disciplinare.

E' accaduto, invece, esattamente il contrario: chi ha ragione paga duramente; chi ha torto la fa franca, visto che a Catanzaro ad essere colpiti da provvedimenti disciplinari (peraltro non gravi ) sono stati solo il pg Enzo Jannelli e il suo sostituto Alfredo Garbati, trasferiti d’ufficio.

Sicché è facile immaginare che la decisione del Csm sia destinata nel prossimo futuro ad avere riverberi dirompenti sull’intero sistema giudiziario: sarà difficile infatti per un magistrato inquirente continuare a svolgere il proprio lavoro con la necessaria serenità e senza guardare in faccia a nessuno, se le conseguenze sono queste quando si toccano i potenti.

L’impressione è che si sia voluto colpirne uno (anzi 3) per educarne 100…

E ciò, proprio quando la corruzione all’interno della politica e della pubblica amministrazione appare sempre più dilagante.

Alla luce di queste considerazioni e degli elementi assolutamente oggettivi sopra elencati, un intervento del capo dello Stato - che in virtù di quanto sancito dalla Costituzione, è anche il presidente del Csm - sarebbe stato non solo opportuno, ma addirittura doveroso.

Nella circostanza, invece, è difficile respingere la sensazione che egli abbia chiuso un occhio. O forse tutti e due...

Eppure, in gioco non c’era evidentemente solo il destino di tre "oscuri" magistrati di Salerno, ma la Giustizia. Quella con la maiuscola.

Anche per questo da Napolitano sarebbe stato lecito attendersi spiegazioni, non indignazione.



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da Francesco Saverio Alessio (note) Oggi alle 15.42
Le conquiste di un esule sono costantemente minate dalla perdita di qualcosa che si è lasciato per sempre alle spalle.
Edward William Said




San Giovanni in Fiore fra le nebbie primaverili - fotografia: Francesco Saverio Alessio, 2003

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CALABRIA SENZA SPERANZE




Calabria: miliardi di euro di fondi pubblici spariti, come centinaia di persone delle quali non si sa più nulla, come migliaia di emigrati e fuggiaschi dispersi nel mondo, come il libro “La società sparente” che descrive queste sparizioni, sparito dal circuito distributivo, sparito anche il suo Editore. Il vuoto cresce, le strade franano, i tumori aumentano, i politici impazzano ed imperversano con il loro incontrastato dominio delle coscienze, del voto, fondato sulla paura, sull’annientamento delle aspirazioni e delle speranze.

Strano come un luogo così orribilmente devastato, espressione massima del cattivo gusto e della tristezza egocentrica del vivere contemporaneo, resti per sempre nel cuore; non c’è un giorno della mia vita nel quale non pensi almeno una volta alla Calabria. Sarà che la mia ultima partenza, obbligata e necessaria, dettata dal bisogno di fuggire a qualche esecuzione sommaria, è stata più improvvisa di altre partenze ponderate e scelte. Sarà che sono legato alla casa dove sono nato, ai miei mobili, ai miei libri, ma non riesco a mandare giù questa sensazione amara di vuoto, di perdita definitiva.

Vivo attualmente in un paesino molto bello, civile e decoroso; l’esatto contrario di San Giovanni in Fiore, ma mi manca lo Jonio, mi manca la Sila: i suoi boschi, le sue albe, “il suo cielo di un azzurro così intenso che fa male agl’occhi” come disse il grande regista Wim Wenders ad Emiliano Morrone in un’intervista fatta proprio in Sila nel 2003. Poi penso all’ambiente apparentemente intatto che nasconde indicibili rifiuti tossici, allo Jonio intriso di mercurio ed altre porcherie, all’ambiente sociale, grigio, tetro, improduttivo ed inespressivo, gravato dalla paura del futuro e mi vien voglia di non tornare, mai. Mi vien voglia di dimenticare per sempre quella terra, quella gente. Non pensarci più.

L’esilio di un Calabrese è orrendamente triste: è senza possibilità di un ritorno. Si sa che anche se si torna, si trova un luogo dove non hai possibilità di esprimerti come essere umano autonomo, si trova un luogo violentato e sventrato da un fiume di cemento, da costruzioni prodotte da una poetica del brutto che soltanto un’anima collettiva squallida ed egocentrica può produrre. Se è vero che una civiltà si esprime attraverso l’architettura e la gestione decorosa dell’ambiente, attraverso la bellezza che è in grado di conformare, si può affermare che i Calabresi appaiono incivili. Questo senza scendere in altre analisi di carattere politico, sociale, antropologico. Soltanto osservando la bruttezza delle architetture che con folle determinazione e ritmo crescente si continuano a produrre devastando l’ambiente. Si vive in esilio ma senza alcuna speranza di poter tornare in un posto che tu possa riuscire ad amare fino in fondo, che una volta tornato possa accoglierti, offrirti delle occasioni di crescita. Semplicemente non c’è nulla di accogliente nella nostra terra. Ti attendono l’orrore e la morte senza gloria.

Bloccate e smembrate le inchieste di de Magistris non c’è alcuna speranza di ottenere una qualche forma di giustizia. Tutto il popolo costretto ad essere suddito o fuggiasco. I prossimi fondi Por (8 miliardi di euro fino al 2013) scompariranno nelle bocche spalancate dei soliti noti squali della politica, della ‘ndrangheta e della massoneria deviata che li congiunge in una sinergia demoniaca di appropriazione indebita del pubblico, in una corsa all’avidità senza fine, al dominio totale, persino del privato dei cittadini. Finora hanno derubato i Calabresi di miliardi di euro e risultano assolutamente impuniti, perché non dovrebbero continuare a derubarci di tutto? Perché con un popolo docilmente prono rispetto ai potenti loro non devono continuare a sodomizzarlo? Perché, visto che sono strutturalmente avidi, sperare che non continuino nella loro schifosa ingordigia.

Non c’è speranza e neanche più lotta in Calabria, almeno nella mia generazione, pochi giovani che provano a combattere isolati dagli adulti, dal tessuto sociale, dalle loro stesse famiglie. Tutto resta immobile. La vita impietrita come in un fossile. L’orrore domina incontrastato. A volte mi viene il desiderio di vederla scomparire inghiottita dal Mediterraneo o disintegrata da un’atomica.

Poi penso a quanto l’opposizione strenua contro questo orrore mi abbia fatto crescere come essere umano e tiro avanti un altro giorno ancora cercando di concentrarmi su di un sogno: la Calabria immaginata dalle tantissime persone oneste e sensibili che come me sono in esilio senza possibilità di ritorno. Mi immergo in questo sogno e, anche se non riesco a recuperare razionalmente alcuna speranza, continuo la lotta. Denunciando e proponendo. Scrivendo. Amando. Soffrendo.

Attraverso le nebbie dei paradossi onirici intravedo un barlume di luce solare lontano, indefinito. La promessa di azzurre lontananze, di una felicità che apparterrà ad un altro tempo, ad altri uomini, migliori di noi, che, forse, grazie anche ai nostri sacrifici, un giorno appariranno, ricchi di solidarietà, di carità, di ironia. Per render giustizia, pace e bellezza ad una terra ed ad una popolazione che le ha perse completamente.

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Cerchiamo di fare ordine. Ordine a mancina per essere precisi.

Ci si è chiesti in più riprese dove come quando e con chi ricostruire la sinistra.

Le risposte sono state diverse e ampie ma sempre connotate da un vago profumo di detersivo: “sono io che lavo più bianco, non credergli sono io che ho anche l'ammorbidente e così via”.

Vi sono persone autorevoli come Vendola e Fava che obbligati a mantenere un'organizzazione scissionista per non perdere soldi e risorse dell'organizzazione precedente non molleranno di un sol millimetro l'idea di mantenere vive organizzazioni “ombra” dei vecchi apparati di provenienza.

Un poco come il poco onorevole Pizza e la sua Democrazia Cristiana.

Tutto questo impedisce che un movimento di sinistra, basato su principi etici e morali forti (perché “la questione morale” di Berlingueriana memoria deve essere un principio base) possa decollare.

Anche perché i contenitori come i VERDI, i COMUNISTI ITALIANI, RIFONDAZIONE COMUNISTA; RIFONDAZIONE PER LA SINISTRA, SINISTRA DEMOCRATICA, SINISTRA CRITICA ecc...giuro che non li ricordo tutti, sono rappresentativi di una parte più o meno grande , o per meglio dire piccola di una PARTE della sinistra e nessuno di questi ha l'esclusiva per parlareper la sinistra.

Vi è una grande sinistra, che nasce non solo dal vecchio PCI, o dall'esperienza delle organizzazioni extraparlamentari degli anni 70, ma che proviene da ambienti totalmente diversi con esperienze e storie differenti, che non si riesce ad autodefinire comunista, ma che riconosce la necessità di declinare i termini per un mondo migliore.

Il Partito Democratico sta diventando la quinta colonna del governo Berlusconi, cosciente e connivente o ignaro e gabbato questo è materiale per altre riflessioni.

Ciò che qua voglio esporre è che esiste una grande sinistra, eterogenea e assolutamente legittimata a parlare ed a esprimere i propri valori.

Vi è oggi anche una sinistra che proviene dall'estero, perché assieme alle braccia abbiamo importato anche intellettuali, pensatori, filosofi ecc...una sinistra ben diversa da quella italiana, cresciuta in luoghi diversi con storie diverse.

Una nuova sinistra unita però può nascere.

Per farlo ha bisogno di ognuno di noi.
SU FACE BOOK ogni giorno nascono gruppi, petizioni, associazioni ove si è invitati ripetutamente a iscriversi ed a partecipare ..

Ognuna di queste pagine raccoglie dalle due alle cinquantamila persone...anche di più a volte.
Queste adesioni a volte travalicano il mondo di internet per approdare alla notizia, vengono amplificate.

Quando mi si chiede allora cosa si può fare per costringere una sinistra ad unirsi ed i vari gruppi ad aprirsi vi è una semplice banale risposta.
Bisogna far capire a loro e a noi che siamo più di quello che si creda, che questo ideale di unità serpeggia molto più forte di quello che possa sembrare ai dirigenti e alla gente comune.

Nessuno deve abiurare il proprio credo, nessuno deve cancellare il proprio passato, ma tutti devono e possono contribuire ad un dibattito alla pari, che se massiccio e partecipato potrebbe anche essere l'embrione di un agglomerato, federato ...ciò che volete...ma l'inizio di un soggetto politico nato dall'unione della Sinistra nuova ed eterogenea che siamo.

Quindi nell'operatività necessaria per dar seguito alle parole io vi propongo di fare il passa parola di questa INIZIATIVA invitando tutti ad aderire in un unico gruppo...in “assemblea” se mi permettete.

Proponiamo QUESTO gruppo e quindi costituiamolo insieme.
Ma facciamo in fretta o dovremo chiamarlo “noi siamo quelli della montagna” di partigiana memoria.

La rete è ancora uno dei pochi luoghi dove si può ancora fare qualcosa, sfruttiamola al massimo.
Grazie della pazienza.

NICOLA BRESSON
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Rosa nel Pugno: Laici Socialisti Liberali Radicali
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