giovedì 28 maggio 2009

meno male che loro ci sono


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Quanto sta accadendo riguarda l'art. 21 della Costituzione

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di Giuseppe Giulietti


Il ministro Bondi, con raro sprezzo del pericolo ed anche del ridicolo, in una lettera spedita ad uno dei quotidiani di proprietà della famiglia Berlusconi ha indicato nel quotidiano “ La Repubblica” il vero pericolo per la democrazia italiana.
Non ci meraviglieremmo che decidessero di peggiorare ulteriormente la legge bavaglio tentando di applicarla ai processi in corso. Il loro obiettivo , sempre più evidente è di abolire l’esistenza stessa della pubblica opinione.
L’unico vero scandalo in atto non è rappresentato dai pochi giornali che ancora osano fare il loro mestiere, ma dal polo Raiset dove, salvo rarissime eccezioni (quasi solo il TG3 ) le notizie sgradite vengono ormai letteralmente oscurate ed espulse dai notiziari.
Per queste ragioni ha assolutamente ragione il consigliere di amministrazione della Rai Nino Rizzo Nervo quando denuncia la vera e propria rottura in atto tra la direzione del TG1 ed i principi che hanno sempre ispirato il servizio pubblico , persino nei momenti peggiori. La sua denuncia è, almeno sino ad ora circondata da un impressionante ed impaurito silenzio.
Per queste ragioni e con grandissimo rispetto ci permettiamo di chiedere ai presidenti delle autorità di garanzia, a tutte le organizzazioni professionali e sindacali, alla commissione parlamentare di vigilanza e al presidente e al direttore generale della Rai , che sono stati definiti personalità di garanzia, di svolgere sino in fondo il proprio ruolo perché quanto sta accadendo non riguarda più solo e soltanto una testata della Rai ma investe direttamente l’Articolo21 della Costituzione e il diritto stesso dei cittadini ad essere informati in modo completo e tempestivo.
Se tali risposte non dovessero arrivare spetterà a tutti noi elaborare forme e proteste civili più radicali ed efficaci.

http://www.articolo21.info/5500/editoriale/quanto-sta-accadendo-riguarda-lart-21-della.html
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ECONOMIA La requisitoria del Procuratore generale: "Il debito non cala"
"Ci sono 100 miliardi evasi da recuperare ma è difficile farlo"
L'allarme della Corte dei Conti
"Crisi e corruzione, mali del Paese"
"Pensioni da riformare, sfruttiamo l'occasione europea"

ROMA - Crisi e corruzione come freni allo sviluppo e alla riduzione del debito. Pensioni da riformare e una maggiore spinta alla lotta all'evasione. Il Procuratore generale presso la Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, nella sua requisitoria sul Rendiconto generale dello Stato, fotografa così la situazione economica dei conti dello Stato. A pesare, la rapidità con cui la crisi finanziaria si è trasferita sull'economia reale. Ma non solo: la Corte lancia l'allarme corruzione nelle pubbliche amministrazioni nel suo giudizio sul Rendiconto generale dello Stato. Un fenomeno, quella della corruzione, "talmente rilevante da far più che ragionevolmente temere che il suo impatto sociale possa incidere sullo sviluppo economico del Paese.

Corruzione. La cifra dice molto: 50/60 miliardi di euro all'anno. Una vera e propria 'tassa immorale e occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini'". Secondo la Corte, "altre e maggiori conseguenze vengono prodotte dalla corruzione serpeggiante nella Pubblica amministrazione. Un danno anche d'immagine che costituisce "un ulteriore costo non monetizzabile per la collettività, che rischia di ostacolare (soprattutto in Italia meridionale) gli investimenti esteri , di distruggere la fiducia nelle istituzioni e di togliere la speranza nel futuro alle generazioni di giovani, di cittadini e di imprese". Ma la repressione, da sola, non basta. Bisogna intervenire sul piano organizzativo "agendo sui comportamenti, sulle procedure, sulla trasparenza dell'attività amministrativa al fine di prevenire e/o limitare la probabilità che si realizzino gli eventi corruttivi descritti".

Crisi e debito. In Italia "il percorso di riduzione
del disavanzo si è arrestato". Gli indici 2008 "hanno purtroppo disatteso" l'auspicio della "prosecuzione di un percorso virtuoso a riduzione del debito e deluso l'aspettativa di un miglioramento dei conti pubblici". Il giudice contabile segnala che "il Pil ha registrato una flessione dell'1%; l'indebitamento netto è salito a 42,9 miliardi pari al 2,7% del Pil, l'avanzo primario è sceso al 2,4% e il debito pubblico ha raggiunto la cifra di 1663,65 miliardi, pari al 105,8% del Pil". Pasqualucci ricorda come "la crisi economica, e la conseguente flessione del reddito, oltre ad alcuni sgravi fiscali hanno rallentato la crescita delle entrate fiscali (+1% è la variazione rispetto al totale delle entrate 2007), la pressione fiscale è calata al 42,8%, in diminuzione di tre decimi di punto" rispetto al 2007. Si tratta di dati che, avverte Pasqualucci, "vanno inquadrati in uno scenario mondiale che è stato attraversato da una grave crisi finanziaria i cui effetti si sono rapidamente trasmessi all'economia reale".

Evasione. Il recupero dell'evasione fiscale darebbe un gettito di oltre 100 miliardi di euro l'anno, "un vero e proprio tesoro che risolverebbe non pochi problemi", ma "non può nascondersi un certo scetticismo, quanto meno sulla rapidità con cui sarà possibile recuperare all'erario l'area dell'evasione".

Pensioni. La parificazione dell'età pensionabile tra uomini e donne nella pubblica amministrazione, chiesta dalla sentenza della Corte di giustizia europea, "appare l'occasione propizia per un riesame della legislazione in materia che adegui l'età effettiva di pensionamento in italia rispetto alla media europea". Pasqualucci, rileva tuttavia che la recente abolizione del divieto di cumulo tra pensione e redditi di lavoro ha comportato, in tre anni, un aggravio di 870 milioni di euro.

Cartolarizzazioni. Per recuperare risorse destinate a fronteggiare la crisi economica si potrebbe procedere alla vendita di beni pubblici ma va registrato "il risultato poco lusinghiero delle recenti cartolarizzazioni che, a fronte di un portafogli di 129 miliardi avevano fruttato ricavi per 57,8". Un progetto che la Corte definisce "ambizioso ma incompiuto".

(25 giugno 2009)
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Non ci resta che confidare nella saggezza del Presidente della Repubblica.
Perché quello che è stato perpetrato sulle intercettazioni e sul disegno di legge Alfano, ieri, alla Camera, è un autentico assalto ai valori della Costituzione e al dovere di indagine per i magistrati!
Ancora una volta il Parlamento diventa un luogo afono, ridotto senza volontà ai voleri del Governo:Con la legge approvata ieri la stampa nulla avrebbe potuto scrivere dei più recenti scandali che hanno colpito la vita pubblica.

La clinica Santa Rita di Milano, Calciopoli, gli immobiliaristi furbetti, le scalate delle banche e infiniti altri casi sarebbero rimasti invisibili alla pubblica opinione.

La riforma della giustizia per questo governo significa questo: mettere il silenziatore a stampa e giornalisti (questi ultimi minacciati di carcere in caso di diffusione di notizie “non essenziali”, con indizi “non evidenti”: chi deciderà poi, non si sa) e non risolvere il cancro della giustizia civile, dei processi lumaca, dei tribunali privi anche di carta igienica e di sedie dove tenere udienza.

E la mafia festeggia: anche se c’è scritto che la legge non si applica in caso di indagini per reati di mafia, tutti sanno come il pantano mafioso sia stato a volte prosciugato anche grazie a indagini parallele su “colletti bianchi” insospettabili.

E questo lento scivolamento verso un autoritarismo dolce è uno degli epifenomeni del berlusconismo, che incarna il mito dell’efficienza solo quando gli fa comodo.
E a Berlusconi e ai suoi, re e regine degli intrallazzi e dei reati, avere magistratura e stampa asserviti fa comodo.

A noi no: la libertà finisce così, con un divieto di parlare e di scrivere fatti avvenuti, che ci sono, che esistono.
Per questo lotteremo contro questa legge e invitiamo a firmare tutti gli appelli che sono pubblici per una revisione.
http://www.nichivendola.it/sito/mcc/informazione/napolitano-non-firmi-la-legge-alfano-sulle-intercettazioni.html


E continuiamo a sperare nell’argine del Quirinale.

Autore: Nichi Vendola